In passato Google era il mediatore indiscusso del web: gli utenti ricevevano infatti i migliori link possibili verso i siti adatti alle loro ricerche. Il fatto che il contenuto di queste pagine fosse veritiero e aggiornato non rientrava nelle responsabilità del motore di ricerca: se Google forniva risposte dirette, lo faceva solo per fatti oggettivi, come l’ora attuale a New York o il numero di matrimoni di Sandra Milo.
Google sta ora testando negli Stati Uniti gli AI Overviews: riassunti di contenuti generati dall’intelligenza artificiale. La reazione dei media è stata giustamente devastante: in risposta a domande sulla depressione, Google ha consigliato di saltare dal Golden Gate Bridge, oppure di mescolare la colla al formaggio per preparare la salsa per la pizza, e di far fumare alle donne incinte due o tre sigarette al giorno.
Il fatto che internet sia pieno di falsità, bugie e contenuti manipolatori non è una novità, ma ora è Google stesso a pubblicare questi contenuti nei risultati di ricerca. In precedenza, il motore di ricerca godeva del privilegio di essere un semplice intermediario, mentre, con l’introduzione delle panoramiche AI, è diventato molto di più: ora gli utenti considerano infatti i contenuti nelle SERP corretti proprio perché forniti da Google. La domanda su come verrà risolto questo problema è ancora aperta.