Il governo USA sta facendo causa a Google. L’accusa: ostacolo alla concorrenza nella ricerca online. Si tratta probabilmente del processo più grande da quando Microsoft è stato accusato di monopolio 20 anni fa.
Dopo più di un anno d’indagini negli affari della società controllata di Alphabet, Google, ieri il Procuratore Generale degli Stati Uniti d’America ha intentato una causa davanti alla corte federale di Washington D.C.. L’accusa è che Google stia usando metodi illegali per difendere il monopolio della ricerca.
Si tratta di accordi come quello con Apple. Ogni anno Google paga miliardi di euro per essere l’unico search provider per gli iPhone. Contratti simili esistono anche per altri provider. L’accusa è che questi contratti in difesa del monopolio della ricerca stiano ostacolando la concorrenza e l’innovazione.
Tali accuse non sono nuove in casa Google: in Europa sono in corso o in appello tre processi contro di lui e altri Paesi come l’Australia o l’Inghilterra stanno attualmente valutando la possibilità di avviare azioni antitrust o di monopolio.
Google (Cash Reserve attuale: circa 120 miliardi di dollari americani) dichiara periodicamente che in numerosi mercati di ricerca verticali esiste una concorrenza molto forte, come ad esempio Amazon per la ricerca di prodotti o Booking.com per la ricerca di hotel.
È probabile che numerosi stati americani aderiranno a questa causa o avvieranno un proprio procedimento legale. Le indagini contro Amazon, Facebook e Apple iniziate in contemporanea a Google non hanno ancora portato nessuna incriminazione.
Da un punto di vista SEO, si tratta di uno sviluppo interessante. Negli ultimi anni Google ha chiaramente cercato di spremere sempre più guadagno possibile dal business della ricerca: un maggior numero di annunci, sempre più difficili da identificare, e nuovi verticali (finanziati dalla pubblicità), solo per citare alcuni esempi. All’inizio di quest’anno avevamo già affrontato questo tema nel nostro articolo “SEO 2020: Google diventa il tuo concorrente“.
Questo processo potrebbe portare Google ad un cambio di mentalità: per evitare dissoluzioni o norme ancora più severe, dovrà riflettere molto attentamente sui limiti oltre cui spingersi nel prossimo futuro.