All’evento Advanced SEO Tool di ottobre, io e Martino Mosna parleremo dell’Internal Linking, una strategia SEO che riteniamo ancora sottovalutata. Eppure, è una delle poche aree dove Google non può mettere mano. Insomma, non può “riscrivere” i link interni come fa con i title, ad esempio.
Durante una ricerca sulle domande più frequenti e le ricerche correlate che gli aspiranti SEO fanno online su questo tema, mi sono resa conto che esiste ancora molta confusione, nonostante gli sforzi di Google per chiarirne il ruolo e l’importanza. Impegno che di recente (luglio 2024) ha rinnovato con un video proprio sui link interni: How to use internal linking for SEO.
Premessa
L’analisi delle domande che gli utenti pongono online, così come delle ricerche correlate, non hanno come scopo la creazione di una o mille pagine specifiche (sperando che la creazione di mille pagine rimanga solo una battuta).
Non è nemmeno detto che sia necessario produrre un contenuto che risponda esattamente a una o più di queste domande (in questo può esserci di estremo aiuto la funzionalità SERP di SISTRIX: inserisci due o più keyword e il tool mostra se le SERP corrispondenti hanno URL in comune, per esempio si veda “vernici spray per plastica”).
Piuttosto, dicevamo, l’analisi serve principalmente a comprendere l’intento di ricerca e le aspettative degli utenti. Questa comprensione diventa la base per costruire un ecosistema di contenuti in grado di soddisfare al meglio le loro esigenze informative.
Inoltre, capire l’intento di ricerca ci aiuta anche nella “costruzione” del linking interno. Se ad esempio stiamo parlando di trekking per principianti avrà senso mettere un link interno ad una pagina che descrive e raccoglie i percorsi più semplici: in questo modo farò felice chi legge e agli occhi del motore di ricerca avrò collegato in modo pertinente e connesso le due pagine.
Un dato di fatto
Considerando le dichiarazioni passate e presenti, sia ufficiali che ufficiose (inclusa la documentazione “carpita” che ha inizialmente suscitato clamore per poi cadere nel dimenticatoio), è evidente che i link interni rivestano un ruolo significativo nella SEO, forse addirittura il più importante, escluse le macro-problematiche tecniche che possono ostacolare o bloccare l’indicizzazione e la corretta indicizzazione delle pagine.
Un esempio rilevante è la risposta di John Mueller, mai smentita fino ad oggi, in cui affermava che modificare l’internal linking può influenzare il ranking, sia in positivo che in negativo (aggiungo io).
6 Domande e risposte
Ho raccolto diverse domande e ricerche correlate su questo argomento, sia in italiano che in inglese, selezionando alcune tra le più interessanti. Le risposte a queste domande potrebbero essere oggetto di lunghi dibattiti, poiché riflettono spesso bias consolidati:
- È meglio puntare su link interni o esterni per la SEO?
La domanda (generata in modo algoritmico) è di fatto errata perché presuppone che ci sia un “meglio”. Parte da un presupposto errato: non esiste un “meglio” assoluto. Di certo, questo è il mio consiglio, tralasciare la cura del linking interno è un errore. - Quanti link interni dovrebbe avere una pagina; quando sono troppi?
Non esiste un numero preciso; in questo caso, è la logica e il buon senso che devono prevalere, insieme alla considerazione della struttura del sito. Il famoso limite dei 100 link menzionato da Matt Cutts tempo fa era solo un esempio, sebbene contenga un fondo di verità. Tuttavia, la risposta finale “dipende” da vari fattori specifici. - Perché non è una buona idea costruire link interni verso pagine non indicizzabili?
Anche in questo caso la domanda contiene un bias perché presuppone che – di per sé – sia una cattiva idea inserire link interni verso pagine noindex.
Lo è lato SEO perché rappresenta uno “spreco” di valore. Tuttavia, lato utente, potrebbe essere giustificato, a meno che la pagina non sia in “noindex” perché di scarsa qualità. In tal caso, farla visitare all’utente è decisamente una cattiveria. - Qual è lo scopo degli anchor texts?
In generale è quello di aiutare gli utenti a capire se possono essere interessati, o meno, a visitare una o più pagine segnalate all’interno di un contenuto. Quindi, in teoria, gli anchor text dovrebbero migliorare l’esperienza di navigazione con contenuti pertinenti l’argomento della pagina che li contiene. Inoltre, aiutano i motori di ricerca a comprendere meglio il contenuto della pagina linkata.
Vi è mai capitato di vedere una pagina nuova con un title che non avreste mai scelto? Potrebbe essere il risultato dell’anchor text che Google ha utilizzato per trovare quella pagina (tranquilli, poi si aggiornerà). - Che cosa si intende per anchor text ratio?
Questo termine è stato creato nell’ambito della SEO e non ha riscontri diretti nella documentazione ufficiale di Google. Si riferisce alla distribuzione dei vari tipi di anchor text (esatti, con parole chiave, di brand, ecc.) usati in una pagina web. Alcuni SEO esprimono questo rapporto in percentuali. Come spesso accade nella SEO, la logica è un valido alleato: più gli anchor text appaiono innaturali, maggiore è la probabilità che la strategia sia sbagliata. Per evitare problemi, è fondamentale valutare l’innaturalità degli anchor text in modo quanto più oggettivo possibile. Ad esempio, se si usa sempre lo stesso anchor text per collegare la stessa pagina, è probabile ci sia qualcosa che non va. - Come trovare opportunità di collegamento interno?
Questa è una domanda la cui risposta richiederebbe una trattazione a sé; nel 2023 al SMC Elisa ha tenuto uno speech proprio su questo, ed è possibile scaricare liberamente la presentazione in formato PDF a questo link.
In questo articolo fornirò degli spunti specifici su tre argomenti: potenzialità e livello di navigazione; analisi delle ricerche interne; ottimizzazione delle conversioni.
Già in fase di content audit ci si può rendere conto della potenzialità di contenuti che però “soffrono” di un livello di navigazione eccessivamente profondo rispetto ad altri contenuti. Pertanto, sarà utile inserire, a senso, dei collegamenti a queste pagine all’interno di pagine (sia nuove che datate) semanticamente correlate. La funzionalità Link interni (Onpage in Progetti) ad esempio già fornisce questa e altre informazioni:
È importante sottolineare che le pagine in cui inserire i link non devono essere esclusivamente quelle cosiddette “sempreverdi”; è altrettanto valido considerare come pagine ospitanti anche contenuti nuovi e notizie recenti.
C’è poi un’analisi spesso sottovalutata per l’ottimizzazione del linking interno che è quella delle parole chiave digitate nel motore di ricerca interno di un sito web e delle relative pagine dei risultati. Questa analisi è fondamentale perché ci permette di comprendere le intenzioni degli utenti.
Se, in risposta a una specifica parola chiave cercata internamente, il sito restituisce diverse pagine che però non sono collegate tra loro, si tratta di un’opportunità mancata. Collegare queste pagine può migliorare la navigazione sia per l’utente che per i motori di ricerca, rendendo l’esperienza complessiva più fluida e usabile.
Grazie a una strategia di linking interno, oserei dire quasi “scientifica,” è possibile massimizzare la probabilità di trasformare una semplice visita in una conversione, indipendentemente dal tipo di conversione desiderata. Questo richiede che ogni pagina del sito abbia un obiettivo chiaro, al quale la conversione deve rispondere. Ad esempio, potresti scegliere di inserire un link a una pagina con un alto tasso di conversione all’interno di una pagina particolarmente visibile online. È fondamentale che questo link sia ben contestualizzato rispetto all’argomento trattato dalla pagina in cui viene inserito, per garantire la massima pertinenza.
Concludendo, lungi dall’essere una questione di “quantità di link interni”, quando si parla di internal linking è soprattutto la qualità e la pertinenza che fanno la differenza. I link interni a un contenuto dovrebbero essere sempre inseriti con logica ma anche strategia, riflettendo per quanto possibile le intenzioni di ricerca degli utenti, e gli utenti sono persone.