Come già preannunciato, Google ha abilitato da un paio di settimane una nuova interfaccia API per accedere ai dati di Google Search Console (ex Google Webmaster Tools). Grazie ad essa si può avere accesso automaticamente ai dati del proprio dominio, soprattutto nell’interessante campo dell’analisi di ricerca. Durante le scorse settimane abbiamo integrato questi dati nel Toolbox, imparando ancora meglio le risorse di Google. Le nostre esperienze riguardo le utilità e i limiti di tali dati le esporrò nel presente articolo.
Le quattro tab mostrate forniranno dati differenti. Tra questi:
- Dati estesi: disponibili al momento solo per la Germania e la Spagna. Si tratta di 17 milioni (per la Germania) e 5 milioni (per Spagna e Regno Unito) di keyword, che verranno aggiornate una volta al mese. All’interno di questa sezione rientrano anche i dati valutati settimanalmente e i dati storici.
- Dati normali: disponibili per tutti i Paesi. Circa 1 milione di keyword per Paese. Questi dati verranno aggiornati una volta alla settimana.
- Dati per dispositivi mobile: disponibili per tutti i Paesi. Le stesse keyword dei dati storici, che vengono però aggiornate con un browser conforme allo Smartphone.
- Search Console: disponibile per tutti i Paesi. Si tratta di tutti i dati che Google estrae per i suoi siti dalla Search Console attraverso l’interfaccia. Ogni giorno Google rimanda indietro al massimo 5.000 annotazioni. I dati sono sempre a tua disposizione sul tuo account del Toolbox.
Volume di dati dalla Search Console
Per un campione di dati formato da keyword, URL, Paese e dispositivo (Desktop, Smartphone o Tablet), Google misura un Ranking medio, il numero delle impressioni (quanto spesso una certa combinazione è stata mostrata), dei click (quanto spesso è stato cliccato un certo URL) e la percentuale di click (CTR) risultante da questi due valori. In confronto ai dati di riferimento precedenti (Notprovided), è presente anche un’altra metrica importante, oltre alle impressioni. Il problema è, però, che Google limita il numero di risultati ricavati da API ad un massimo di 5.000 righe. Al momento, siti web più grandi superano già questo limite, per cui otterranno solo una parte dei dati. Ad esempio, sistrix.de si posiziona proprio al confine, oscillando a seconda dei giorni. Una scappatoia potrebbe essere quella di collocare alcune parti del sito web come indipendenti nella Search Console.
Il comportamento degli utenti influisce sui risultati delle analisi
La Search Console fornisce i dati principalmente solo se è stato raggiunto un minimo di impressioni (Google purtroppo non definisce precisamente quante). Le conseguenze le mostreremo con un esempio. L’immagine successiva riguarda la distribuzione della SERP del dominio austriaco seo.at, misurata grazie al Toolbox:
Nell’immagine: distribuzione SERP di seo.at con i dati SISTRIX. In verticale la percentuale di keyword sulla pagina, in orizzontale le pagine di risultato di Google.
Per il nostro intero campione di keyword offriamo ogni volta le prime 100 posizioni di Ranking e valutiamo in quali pagine di risultato di Google si trova il dominio. Come si può vedere, solo il 2,5% dei Ranking di questo dominio si trova sulla prima pagina. Questo è purtroppo un problema frequente per chi ha un blog con WordPress relativo a temi variabili. Se fossimo un’agenzia SEO, e non un fornitore di Software, ci sarebbe subito chiaro che qualcosa non sta andando nel verso giusto e faremmo il primo passo verso un’analisi degli errori. Diamo ora un’occhiata alla stessa valutazione sulla base dei dati della Search Console:
Nell’immagine: la distribuzione di seo.at nella Search Console (Desktop). In verticale la percentuale di keyword sulla pagina, in orizzontale le pagine di risultato di Google.
In questo caso l’immagine è completamente differente: la maggior parte delle keyword del dominio ha un Ranking sulla prima pagina, secondo questa valutazione. Niente di cui preoccuparsi, quindi? Purtroppo è qui che casca l’asino! Il problema riguarda il rilevamento dei dati della Search Console: Google lascia confluire in questi dati solo i risultati che hanno ottenuto un certo numero minimo di impressioni. I risultati dipendono, quindi, dal comportamento che hanno gli utenti nei confronti di queste pagine su Google. Questo fatto diventa ancora più chiaro se si analizzano i dati Smartphone relativi alla Search Console:
Nell’immagine: la distribuzione di seo.at nella Search Console (Mobile). In verticale la percentuale di keyword sulla pagina, in orizzontale le pagine di risultato di Google.
Gli utenti mobile tendono a non cliccare troppe pagine di risultato, avendo a disposizione uno schermo relativamente piccolo, per cui la distribuzione qui è ancora più riconoscibile. Sulla base di questi dati si può sostenere che più del 50% di tutti i Ranking mobile di un dominio si trova sulla prima pagina dei risultati di ricerca. Questo problema di principio della Search Console non riguarda purtroppo solo i dispositivi: anche tra query di ricerca navigazionali e informazionali c’è una grande differenza nel comportamento degli utenti. Prossimamente analizzerò anche i Paesi, gli orari e altre variabili.
Conclusione
Con la nuova interfaccia API della Search Console, Google ci permette di accedere a quei dati acquisiti attraverso l’annullamento delle informazioni del Referrer. Le informazioni aggiuntive, riguardanti le impressioni, sono molto utili, ma le pagine particolarmente grandi hanno un problema relativo all’esportazione di dati. Inoltre, per molte valutazioni SEO analitiche, tali dati possono diventare una base ingannevole di ricerca e portare a conclusioni sbagliate.