Una volta Google valutava il valore di una pagina web in base ai link che riceveva. Questo algoritmo di PageRank è stato la base della SEO, nonché il successo dei motori di ricerca e la spina nel fianco per molti. In questo articolo ti spieghiamo cosa puoi imparare da questo indicatore storico oggi.
Il PageRank, che prende il nome dal fondatore di Google Larry Page, seguiva un’idea fondamentalmente giusta: siccome internet è una rete, i siti importanti dovrebbero essere premiati con una maggiore visibilità nei risultati di ricerca di Google, come nodi di quella rete.
Il valore veniva calcolato in base al numero di link che rimandavano alla pagina. Il PageRank, l’algoritmo di base di Google, è stato brevettato nel 1997 e determinava la densità dei link con un valore da 1 a 10.
A contare quindi non era solo il numero di link: anche il PageRank della pagina di collegamento determinava il valore. Più la pagina da cui partiva il link era rilevante, maggiore era il beneficio della pagina che lo riceveva. Dal 2000 al 2016 il PageRank di una pagina era visibile a chiunque nella barra degli strumenti del browser.
Perché è stato creato il PageRank?
Il PageRank ha segnato l’inizio della SEO, nel bene e nel male. Poiché il PageRank era un ranking prevalentemente quantitativo (anche se c’erano fattori qualitativi), i webmaster hanno fatto di tutto per aumentare i link ai loro siti: di conseguenza, sono emersi dei network di domini che non avevano altro scopo (o contenuto) se non quello d’inviare link ad altri siti, a pagamento.
Questo ha suscitato una serie di critiche, soprattutto da parte dei webmaster che non volevano o non potevano essere coinvolti in queste Link Farm. Sebbene il PageRank non sia mai stato l’unico fattore di ranking, è stato il più facile da manipolare e quindi particolarmente popolare e sfruttato commercialmente, il che lo ha reso uno di quelli più importanti.
Inconsciamente, la “controversia” sul PageRank è stata un primo inizio della discussione sul valore dei contenuti, che ovviamente non poteva che riflettersi sulla densità dei link.
Anche la trasmissione di Linkjuice verso determinate pagine ha svolto un ruolo importante: proprio per questo motivo, a partire dal 2005, è stato creato il tag nofollow per porre fine ad alcuni dei problemi relativi alle strutture dei link.
Poiché anche questa misura non ha avuto l’effetto sperato, il PageRank è stato interrotto da Google senza preavviso. Firefox ha smesso di ricevere aggiornamenti del PageRank già nel 2011 e Internet Explorer è stato aggiornato l’ultima volta nel 2013.
La data di fine del PageRank è il 2016, quando Google ne ha annunciato la chiusura… ma solo per il pubblico.
Cosa è rimasto importante?
Anche oggi sarebbe impensabile monitorare i ranking di un sito su Google senza considerare i link che riceve: i backlink (esterni) sono la spina dorsale dell’ottimizzazione Offpage, mentre il Linkjuice può essere trasmesso come indicatore della forza dei link esterni tramite link interni.
Il PageRank non compare più come valore nella barra degli strumenti, ma è ancora usato da Google e non ha perso molto del relativo significato originale. Tuttavia, il suo carattere è più integrato in altri fattori di ranking ed è collegato ad aspetti qualitativi.
Conclusione
Il PageRank è morto, viva il PageRank! Gli strumenti di ottimizzazione di Google hanno metodi per trovare le migliori fonti di link per un motivo: il concetto di rete di internet è ancora più importante che mai.